L’altra faccia dell’errore

Il lato B di una lucente medaglia.

Mensa Italia
3 min readNov 10, 2021

Qual è la differenza tra la vita e un test logico?
Che i test logici offrono indizi utili a trovare le soluzioni, mentre la vita no.

Piuttosto, il più classico degli errori che si compie nella vita reale è quello di credere che, da qualche parte, ci sia sempre un indizio da interpretare che ci porti alla soluzione dei nostri problemi.

Capita spesso di cercare — e vedere — indizi che in realtà non ci sono e, basandoci su questi, di trarre conclusioni che si rivelano errate. Non sempre la logica ci aiuta, ma capita a volte che l’indizio ci sia.

Per esempio: Jorginho i rigori non li batte forte. Li batte piano. Aspetta fino all’ultimo momento per vedere dove intende tuffarsi il portiere e, sfruttando quell’indizio, tira la palla dalla parte opposta, piano, a colpo sicuro, trovando la porta vuota.

Allo stesso modo, un portiere che conosce bene Jorginho farà finta di tuffarsi da una parte, ma si tufferà dall’altra, trovando lì la palla, pronta, esattamente dove doveva essere, proprio lì dove lui ha voluto convincere Jorginho a calciarla, dandogli l’indizio sbagliato.

Troppo bravi entrambi. In questo caso, forse, l’errore sta nel non aver considerato questa circostanza.

Il calcio, in ogni caso, così come ogni test logico, è soltanto un gioco, un po’ come quello a cui stiamo giocando noi adesso, divagando sul tema dell’errore e uscendo deliberatamente da una traccia chiara e lineare.

L’errore presuppone che esista l’evidenza del suo contrario e che alla scelta compiuta segua l’evidenza di aver sbagliato.

In una partita a scacchi l’errore sarà quello di scegliere una mossa che determini uno svantaggio non recuperabile, ma la vita non è una partita a scacchi, non ha un esito definito e, ogni scelta, giusta o sbagliata, aprirà delle strade.

Così l’errore assume un altro significato: è la percezione individuale di un evento su cui avevamo potere di scelta e che scuote in modo apparentemente negativo la prevedibilità di ciò che seguirà.

Ci si focalizza sull’apparente negatività, ma l’aspetto più importante è che l’errore rompe la linearità di ciò che lo segue, con effetti non prevedibili nel lungo termine, aprendo la strada al desiderio di riscatto, facendo nascere un entusiasmo che renderà possibili successi non previsti in precedenza.

Parlando di rigori, si potrebbe ricordare l’inedita eliminazione dell’Italia dalla partecipazione agli scorsi mondiali del 2018, risultato a dir poco tragico per la Nazionale, maturato in un’ultima svogliata partitaccia di spareggio in cui avrebbe potuto ancora salvarsi. Ma dall’aver mancato un risultato che avrebbe portato una squadra mediocre, con motivazioni mediocri a giocare un torneo mediocre è nata invece la spinta per una piccola rivoluzione, e il nuovo entusiasmo ha aiutato l’Italia a raggiungere l’inattesa vittoria al successivo Europeo.

Circostanze diverse ma in qualche modo analoghe avevano già guidato la Nazionale nelle due precedenti vittorie mondiali del 1982 e del 2006.

Si è trattato di veri e propri errori? Forse no, ma si è sicuramente trattato di incoraggianti esempi di come scostamenti negativi dalla linearità possono, nelle loro oscillazioni, dare risultati inattesi, dove l’errore è solo la faccia posteriore di una lucente medaglia.

È allora utile preoccuparsi per i propri errori? Forse sarebbe più utile preoccuparsi quando non ne commettiamo affatto.

Di Nicola Rossetto

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