Il senso della coincidenza

La sincronicità e l’intuizione.

Mensa Italia
5 min readJul 12, 2021

A connecting principle
Linked to the invisible
Almost imperceptible
Something inexpressible
Science insusceptible
Logic so inflexible
Causally connectible
Nothing is invincible

(The Police — Synchronicity I)

In Synchronicity (grande successo dei Police) Sting ci racconta uno stato d’animo particolare, quello che si prova nel momento in cui, grazie a una serie di coincidenze, si arriva a un’intuizione importante. La sensazione è quella di vedere finalmente con chiarezza qualcosa che fino a quel momento era sfuggito.

Jung definisce questo fenomeno come “un principio di connessione acausale”, una connessione tra la psiche e il mondo materiale, e lo chiama “sincronicità”.

Quando un pensiero, un sogno, una fantasia, trovano riscontro in un evento indipendente da noi, possiamo parlare di sincronicità se attribuiamo una connessione e un significato ai due eventi.

Tali coincidenze sono significative solo per la persona che le sperimenta: si può spiegare la coincidenza, ma non il valore profondo dell’esperienza provata.

Jung voleva arrivare a teorizzare un modello scientifico che permettesse di ridurre questi eventi a un quadro comune, allontanandosi così dalla superstizione che spesso accompagna gli eventi imprevedibili.

Per chiarire il significato di questo modello, Jung racconta l’esempio di una paziente con la quale non riusciva a rapportarsi in quanto “psicologicamente inaccessibile” e troppo razionale per poter sperimentare un contatto a livello più profondo. Durante una seduta, la paziente raccontò di un sogno nel quale aveva ricevuto in dono un gioiello a forma di scarabeo. Mentre lei raccontava, Jung sentì un rumore alla finestra, la aprì e catturò un insetto che stava volando dentro. L’insetto era uno scarabeo con dei colori simili a quelli che la paziente aveva appena descritto. Jung le diede quindi il coleottero dicendo: «Ecco il tuo scarabeo». Questo evento, importante non solo per la coincidenza tra il sogno e l’evento reale, ma anche per il significato che la signora gli attribuì, portò la donna a superare le sue resistenze e ad aprirsi con il terapeuta.

Jung attribuisce i fenomeni di sincronicità all’esistenza di un inconscio collettivo. L’idea che la realtà sia interconnessa e soggetta a un significato profondo implica l’esistenza di un significato oggettivo, non frutto dell’esperienza umana. La coincidenza è dunque messaggio di una struttura superiore, che rivela la profonda connessione tra eventi fisici ed eventi psichici.

Nella visione del celebre psichiatra esistono una personalità cosciente e razionale, un inconscio personale e un inconscio più profondo, ereditato alla nascita e contenente le informazioni comuni all’umanità nel suo insieme. Questo “database” si è costruito a partire dai tempi antichi e contiene gli archetipi, cioè quei principi universali che tutti conosciamo istintivamente e che governano tanto la psiche umana quanto la realtà materiale, consentendoci di sentirci parte del mondo in cui viviamo.

Il pensiero di Jung si evolve nel corso degli anni, soprattutto grazie all’incontro con il fisico quantistico, premio Nobel Wolfgang Pauli, suo paziente. La loro collaborazione si pone l’obiettivo di spiegare le coincidenze come fenomeni che coinvolgono mente e materia, scienza e spirito, in un contesto coerente. Ripercorrendo all’indietro le nostre vite, possiamo individuare molti momenti in cui una piccola differenza avrebbe portato a decisioni che avrebbero potuto cambiare completamente la nostra vita. Jung non vi avrebbe visto né fortuna né un piano divino, ma una successione di innumerevoli eventi resi coerenti da un significato superiore.

Non è però solo riconoscere lo schema che dà valore a una coincidenza, è anche il significato che gli attribuiamo, più o meno importante per noi. Sappiamo che accadono continuamente eventi improbabili: per esempio, mentre guidiamo possiamo notare che le lettere della targa dell’auto davanti alla nostra sono le iniziali di una persona che conosciamo, questo ci riporta alla mente quella persona e decidiamo di chiamarla. Il fatto di avere quella targa di fronte a noi è probabile esattamente quanto averne una qualunque altra; il nostro subconscio (o l’inconscio collettivo) però era alla ricerca di un modo per farci ricordare quella persona e ha colto tale occasione. La realtà che osserviamo non è infatti una visione oggettiva, ma è mediata da elaborazioni e interpretazioni che modificano e adattano l’input, creando collegamenti e dando priorità diverse agli stimoli. In questo caso, abbiamo due o più eventi che si verificano e che percepiamo come causalmente correlati (la targa e il ricordo di una persona), senza che abbiano però alcun tipo di correlazione.

Uno studio pubblicato su New Ideas in Psychology ha concluso che le coincidenze sono “una conseguenza inevitabile della mente che cerca la struttura causale nella realtà”. La ricerca di una struttura comprensibile è un meccanismo che ci ha permesso di apprendere e di adattarci all’ambiente in cui viviamo.

A quasi tutti noi è capitato di vivere esperienze di sincronicità e abbiamo provato quanto esse possano essere significative e come, più che una conferma, la sensazione che lascino sia quella di un possibile e profondo cambiamento.

Jung riteneva che gli eventi sincronici fossero molto frequenti e che, prestando attenzione, si potesse imparare a riconoscerli più facilmente; si tratta in fondo di brevi istanti nei quali sembra possibile scorgere il vero senso delle cose. Spetta a noi, però, imparare a coglierli.

Di Alberto Viotto

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