Alice nel paese dei disturbi psichici

Mensa Italia
5 min readApr 28, 2023

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L’immaginazione è l’unica arma nella guerra contro la realtà

Nel mondo anglosassone i due racconti di Lewis Carroll, “Alice nel Paese delle Meraviglie” e “Dietro lo Specchio”, si trovano costantemente in testa alle classifiche dei libri più letti e sono tra le opere più citate e amate insieme a quelle di Shakespeare. Anche al di fuori della sfera anglofona, Alice si trova nella top ten dei libri più diffusi al mondo, con il Corano, la Bibbia e il Libretto Rosso di Mao.

Probabilmente Lewis Carroll sarebbe perplesso nel sapere che Alice gode di popolarità pari al Grande Timoniere e alle diverse versioni del dio di Abramo, o forse queste classifiche provano semplicemente che restare immersi permanentemente nella realtà è difficile. Per questo è necessario sgattaiolare ogni tanto nel mondo di Alice, lasciandosi alle spalle questioni politiche e religiose.

Il primo libro riccamente illustrato sulle avventure di Alice fu pubblicato nel 1865. Alle splendide immagini della prima edizione si ispirò il cartone animato di Disney del 1951, che contribuì ad accrescerne la fama anche in Paesi non anglofoni. Le creature fantastiche che popolano il mondo di Alice sono numerose e talmente famose che alcuni modi di dire, come “mad as a hatter” sono tutt’ora in uso nella lingua inglese.

Il Bianconiglio è uno dei personaggi più “normali”, se così si può definire un coniglio parlante che veste il panciotto ed è ossessionato dall’essere in ritardo. Seguendolo incuriosita, Alice precipita nella sua tana e inizia la sua avventura.

Più bizzarro è il Cappellaio Matto, nonostante l’aspetto quasi normale di distinto signore di mezz’età, i suoi processi mentali sono estremamente inusuali. Il Cappellaio indossa un enorme cilindro, dal quale non si è nemmeno premurato di rimuovere il cartellino del prezzo, ed è un criminale colpevole di aver “ammazzato il tempo” e per questo condannato dal Tempo a restare bloccato alle sei del pomeriggio, l’ora del tè. Forse frustrato dalla punizione, il Cappellaio, incapace di condurre un discorso in maniera sensata, pone un indovinello senza risposta ad Alice mentre stanno prendendo il tè e Alice, indispettita, lascia la tavola in cerca di nuove avventure.

Più inutili ai fini narrativi sono i gemelli Tweedle Dee e Tweedle Dum (nella versione italiana del film Disney, rinominati Pinco Pallo e Pallo Pinco), due ragazzetti tracagnotti che non aiutano in alcun modo Alice nella sua ricerca di una via di uscita dal mondo in cui è piombata, ma la irritano soltanto e la distraggono con le loro bambinate.

Il più classicamente fantasioso è senz’altro il Jabberwocky, rappresentato come un drago minaccioso, le cui vicende sono narrate da Humpty Dumpty in un poema scritto in una lingua a mala pena comprensibile, perché modificata da Carroll con la creazione di parole portmanteau, alcune delle quali in seguito entrate addirittura nel vocabolario inglese. Il portmanteau è un termine che indica un baule che si apre a metà. La composizione di parole usando due metà di altri vocaboli è tuttora popolarissima e include definizioni come shopaholic = shop + alcoholic e brunch = breakfast + lunch. Tra i portmanteau creati da Carroll, i più efficaci sono probabilmente mimsy = miserable + flimsy, che indica qualcosa di deludente e inefficace e chortle = chucke + snort, un ridacchiare represso in uno sbuffo.

Il personaggio più intrigante è senza dubbio lo stesso Humpty Dumpty, l’uovo che siede sul muretto, dotato di arti umani e vestito in giacchetta e calzoni, con cui Alice ha un dialogo che i lettori più giovani trovano semplicemente divertente e i più anziani rivelatore della natura ambigua del linguaggio. Humpty Dumpty dice “Quando io uso una parola […] essa significa esattamente ciò che io voglio che significhi” e quando Alice osserva come le parole possano avere più significati, lui risponde “Quando faccio fare a una parola un simile lavoro […] la pago sempre di più”.

Il personaggio più misterioso è lo scontroso Brucaliffo. Infastidito da Alice e dalle sue domande, mentre si vuole fumare in pace il narghilè, finisce con il confonderle ancora di più le idee, fino a farla recitare la parodia di un poemetto sulle api contro l’ozio e le malefatte, che da “How Doth The Little Busy Bee” diventa “How Doth The Little Crocodile”, dalla morale alquanto dubbia: “Il coccodrilletto nel fiume un dì discese e a nuotar sorprese di pesci un bel gruppetto. Tutto arcigiulivo gli artigli suoi arrotò, dischiuse poi le fauci e i pesci si mangiò”.

Nessuno batte in crudeltà la Regina di Cuori, un’irritabile megera dotata di un temperamento vendicativo e temuta da tutti, che durante una partita a croquet usa fenicotteri come mazze e porcospini come palle. La dispotica Regina condanna inevitabilmente chi la irrita alla decapitazione. L’unico a non avere paura della Regina è la star delle creature fantastiche di Alice, il gatto del Cheshire, rinominato nella versione italiana Stregatto.

Capace di dissolversi a piacimento e lasciare visibili solo parti del corpo, come il suo smagliante sorriso, lo Stregatto appare sul campo di croquet con la sola testa, spingendo la Regina a domandarsi se sia possibile decapitare una testa senza corpo.

Il sorridente Stregatto è senz’altro una delle figure che più ha colpito l’immaginazione. Sebbene abbia una parte secondaria nella saga di Alice, lo Stregatto vive vita propria nel web. A lui vengono infatti attribuite frasi come “Non tutti quelli che vagano sono perduti” e “L’immaginazione è l’unica arma nella guerra contro la realtà”, che nelle storie di Carroll non pronuncia mai.

Un dialogo originale è invece quello con Alice sul tipo di gente che popola il suo paese. Lo Stregatto spiega ad Alice che “Da quella parte abita un Cappellaio e dall’altra una Lepre, sono entrambi matti”. “Ma io non voglio andare in mezzo ai matti”, protesta Alice. “Non hai altra scelta, qui siamo tutti matti, anche tu, se no non saresti venuta qui”, conclude lapidario lo Stregatto.

Inevitabilmente la psichiatria si è sbizzarrita sull’opera di Carrol, arrivando ad attribuire specifiche turbe mentali a buona parte dei personaggi: Alice soffre di ansia e disordini della personalità; lo Stregatto è schizofrenico; la Regina di Cuori è una narcisista; il Brucaliffo un drogato e il Cappellaio… ovviamente è matto, ma anche afflitto da disturbo ossessivo-compulsivo.

Lo Stregatto se ne ride di queste considerazioni. Dissolvendosi fino a lasciare sospeso nell’aria solo il suo inimitabile sorriso, potrebbe appropriarsi beffardo di una frase che non ha mai pronunciato, per lasciarci dicendo “Ma quali turbe psichiche, piuttosto non scordatevi mai che l’immaginazione è l’unica arma nella guerra contro la realtà”.

Daniela R. Giusti

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