Al Bar Sport con Alice, Dorothy e Peter
“L’immaginazione è la qualità più tipicamente umana, quella che consente di creare, inventare, capire. È la qualità che consente all’uomo di trovare un margine di libertà, di sfuggire, in parte, alla sua condizione di marionetta mossa dai fili genetici e ambientali”
Piero Angela
Il Mago di Oz, Alice nel Paese delle Meraviglie, Peter Pan sono alcuni esempi dove il “C’era una volta” schiude le porte alla fantasia attraverso l’immaginazione dei loro giovani protagonisti. Un sogno, un viaggio immaginario, l’eco di piccole grandi paure che si trasformano in streghe, o nemici da affrontare, o compagni di viaggio che irrompono nella solitudine di una cameretta. Il viaggio di Alice è un viaggio che il bambino compie quotidianamente, per qualche minuto o per un pomeriggio intero. Un manico di scopa e un imbuto, e la volta celeste può essere conquistata per scoprire, volare, salvare, combattere. Scarpette da tennis, un grembiule ed una corona di cartone, e le porte del palazzo di cristallo si aprono per accogliere una bellissima principessa. Un lenzuolo sopra le sedie, una lampada ed ecco che ci si prepara ad affrontare belve feroci preistoriche all’interno di una grotta lontana. Lontana sì, perché il treno dell’immaginazione porta altrove, nel tempo e nello spazio, dando la possibilità al bambino di costruire un ponte tra se stessi e la realtà, per poter andare oltre, per oltrepassare il confine del conosciuto e creare nuovi spazi e nuovi mondi possibili. Il ponte dell’immaginazione mette in contatto il mondo circostante e quello interiore del bambino, fatto di impressioni, sentimenti, intuizioni. Grazie all’immaginazione le percezioni acquisite vengono modificate e rielaborate a misura di bimbo, semplificando la realtà complessa. Grazie a questo processo di sintetizzazione il bambino crea i propri strumenti per creare relazioni con il mondo, il contesto, le persone intrecciando fili colorati dalla propria personalità, unicità e soggettività. Un ponte mette in contatto, e sono proprio le connessioni che creano nel bambino, il cui percorso cerebrale è in via di formazione, un terreno fertile per la crescita. I condizionamenti esterni sono quindi importanti, perché sono ingredienti che possono condizionare la qualità delle connessioni tra i due mondi. L’immaginazione infantile compie i suoi primi passi attraverso l’imitazione del mondo circostante, per poi sfociare nel gioco in cui il bambino imita ruoli o mestieri, come la mamma, il poliziotto, l’esploratore. Poco a poco il mondo esterno incontra nuovi attori che sono i compagni di gioco, verso i quali si crea un’interazione caratterizzata da curiosità, reciprocità, un luogo dove l’imitazione viene progressivamente abbandonata, per lasciare il posto ad una soggettività propria che muove i primi passi nell’intraprendenza dell’espressione di sé.
L’immaginazione, per funzionare, ha bisogno di elaborare una rappresentazione mentale della realtà, di percorrere una strada che non passa attraverso i sensi, ma che percorra una terza via, che possa “vedere” attraverso una sorta di terzo occhio che spazia oltre la realtà. Senza questa terza via, la scopa resta una scopa, l’imbuto un imbuto, le scarpe da tennis semplici scarpe da tennis. E se tutto ciò resta ciò che è, non ci sono viaggi, né palazzi, né mostri da sconfiggere, né velieri su cui salpare. Questo ponte è fondamentale per una migliore percezione del mondo, è strumento indispensabile per costruire un sé radicato e forte che saprà percorrere strade, affrontare sfide, accettare fallimenti. Questo ponte renderà il bambino capace di intrecciare relazioni sane con l’ambiente circostante e con se stesso. La mancanza di stimoli, come anche schemi domestici e scolastici troppo rigidi, il giudizio altrui, sono tutti fattori che possono portare alla perdita dell’immaginazione nel bambino.
Il cervello umano, soprattutto quello dei bambini, crede a ciò che vede, creando piccoli mattoncini di certezze che creano a loro volta piccoli muri che, in età adulta, risultano difficili da individuare ed abbattere. Le immagini della televisione, dei tablet, degli smartphone, sono più stabili ed invasive, restano saldamente incollate poiché la mente concreta del bimbo, che non è ancora dotata di sufficienti capacità di analisi, ritiene che quelle immagini rappresentino la realtà. Attraverso la lettura di un libro, invece, la mente è chiamata a creare le immagini necessarie, per darle in prestito alle parole. Con la lettura vengono a esistere la lentezza, la rielaborazione, il rispetto della creazione, la gentilezza. Attenzione, quindi, a dare in pasto ai cervelli dei bambini troppe immagini precostituite, che finiscono col castrare la loro capacità immaginativa.
L’infanzia, nell’arco della vita umana, è preziosa poiché getta le basi per l’uomo che quel bambino sarà, ed è lo scrigno dei ricordi, delle scoperte, dei primi profumi. Stiamo assistendo ad un restringimento del periodo dell’infanzia, che diviene ancora più breve di quanto già non sia, a causa di una società che è in perenne accelerazione. Giudizi scolastici, performance, competizione, modelli televisivi, bombardamento dai social network, eccellenza nelle discipline sportive e didattiche, sono tutte dinamiche adulte che spesso gli adulti stessi non sono in grado di gestire. L’infanzia è un periodo che chiede rispetto e protezione, che richiede un nutrimento di fantasia, immaginazione ed impossibile. Quindi non si devono tarpare le ali ai voli pindarici infantili, affinché possano, un giorno, volare via dal nido come adulti pronti a dare voce al mondo, verso una vita straordinaria.
Laura Seratoni